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Marte, sei anni con Spirit

di Gigi Donelli

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04 gennaio 2010

E' stato il primo robot umano capace raggiungere la vetta di una collina alta quanto la Statua della Libertà e posta su un altro pianeta. Ha lasciato l'impronta delle sue sei ruote lungo i fondali di probabili antichissimi corsi d'acqua. Ha trasmesso alla base migliaia di immagini spettacolari e alcuni filmati che hanno fatto il giro del mondo, come quello della dust-devil (la polvere del diavolo) che turbina vorticosamente attraverso la pianura sabbiosa. Con un eccesso di prudenza, gli ingegneri della Nasa che l'hanno costruito, avevano detto agli scienziati che Spirit – e così il suo gemello Opportunity – avrebbe avuto una vita operativa di 90 giorni e poi chissà. I giorni ora sono diventati più di duemila e oggi Spirit festeggia sei anni di esplorazione da quando il 4 gennaio del 2004 alle 04:35UTC il bozzolo di protezione ha toccato il suolo marziano liberando il suo prezioso contenuto. Una grande missione, un formidabile successo per la Nasa. Ora però la situazione si è fatta davvero critica e se l'inverno marziano raggiungerà Spirit nella posizione in cui si trova bloccato da maggio, i prossimi sei mesi potrebbero essere gli ultimi.

Lunga marcia sui sei ruote
Alto un metro e mezzo, largo quasi il doppio e pesante 280kg, il robot esploratore si sposta su sei ruote in alluminio alimentate in maniera indipendente da batterie al litio ricaricate dai suoi pannelli solari. Dopo aver percorso chilometri lontano dal punto di atterraggio, esplorando Mimi Rock, il cratere di Boneville, la cresta Cumberland e altri luoghi entrati a far parte della toponomastica marziana, Spirit è stato tradito da una sottile crosta di sabbia che si è spezzata lasciandolo scivolare in un terreno inconsistente. "Spirit – ha spiegato Scott Maxvell, uno dei "piloti" autorizzati del rover - stava procedendo regolarmente in direzione nord-ovest verso l'altopiano di Homeplate quando la sua ruota anteriore sinistra è affondata. E' stato come se avesse spezzato una crosta di ghiaccio finendo in neve fresca". Non era la prima volta, ma nonostante la mobilitazione organizzata in California le cose non migliorano. Da due mesi si cerca di trovare il movimento che possa riportare il rover su un terreno più solido: si tratta di una procedura complessa che per adesso non ha dato risultati. L'ultimo tentativo, operato negli ultimi giorni dell'anno, ha solo fatto affondare di qualche altro millimetro la ruota intrappolata.
Primi passi, 78 secondi
Dopo qualche problema con uno degli airbag che avevano attutito l'impatto con il suolo, Spirit fece i suoi "primi passi" il giorno dopo l'atterraggio. 78 secondi in tutto per coprire tre metri. Da allora sono passati sei anni, anni entusiasmanti trascorsi analizzando rocce e minerali, effettuando misurazioni, cercando tracce presenti o passate di acqua e cercando segni che potessero far pensare a forme di vita. Quando poi l'energia che lo spingeva e lo faceva vivere sembrava ormai scemare, su Spirit arrivò benefica la "polvere del diavolo". Tra il 9 e il 10 marzo del 2005, probabilmente durante la notte marziana, l'efficienza dei pannelli solari del veicolo balzò improvvisamente dal 60 al 93%; la tempesta di sabbia aveva "lavato" i pannelli solari regalando un significativo prolungamento della missione che fu festeggiata da terra ordinando al robot la scalata della spettacolare Husband Hill.

Una partita già vinta
Già altre due volte Spirit si è bloccato in una posizione critica ed è stato salvato. Mai però la situazione era apparsa così complicata. Inclinato all'ombra di una collina sabbiosa ora rischia di subire in pieno l'impatto dell'inverno marziano, che porta le temperature a precipitare ben al di sotto dei limiti terrestri. Se rimanesse bloccata nella sua posizione attuale spiegano al JPL, rischierebbe di essere non avere più l'energia necessaria ad alimentare gli strumenti e a muovere le ruote. Il direttore del programma della Nasa per l'esplorazione di Marte, Doug McCuistion, sa di avere ancora solo qualche settimana per liberarlo prima che sia troppo tardi. Di certo il successo della missione è stato già scritto: ''la mobilità su Marte – spiega McCuistion - è una sfida per il futuro e, qualsiasi nuovo risultato otterremo nelle prossime settimane aumenterà la conoscenza del terreno marziano e la nostra capacità di controllare futuri rover, su Marte e sugli altri pianeti".

04 gennaio 2010
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